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giovedì 26 luglio 2012

Gnocchetti di castagne all'aringa affumicata


Ingredienti per due persone:
180 gr di farina castagne
1 patata grossa
100 gr di aringhe (due filetti)
un pizzico di sale
olio extravergine
mezzo scalogno o cipolla rossa

Ho scoperto l'aringa affumicata. E mi chiedo come ho fatto a vivere senza finora. Me ne sono innamorata e adesso, conoscendomi, mangerò filetti di aringhe affumicate ogni giorno fino a quando non ne diventerò allergica. Poi finalmente me ne scorderò e passerò ad altro.
Ad essere onesta in realtà le aringhe le scoprii per la prima volta tempo fa, ma erano quelle intere sottovuoto. Secche come uno stoccafisso, con l'unica differenza che almeno non andavano ammollate per sei mesi. Che non vi dico quella volta che lo feci, lo stoccafisso. Lo tenni in acqua come da istruzioni per tipo 5/6 giorni cambiando l'acqua 2 volte al giorno, peggio che ad un pesce rosso vivo, e non intendo per la tonalità, ma alla fine anche dopo infinite cure e diverse ore di cottura, rimase duro come un comodino. Poi da qualche parte lessi che avrei dovuto picchiarlo con un martello per ammorbidirlo, ma io non ce la feci. Io sono contro la violenza. 
O perlomeno in senso generico, perchè ogni tanto del male a qualcuno glielo farei pure.
Tornando alle mie prime aringhe, quella volta erano talmente intere che ci trovai dentro pure tutto l'apparato riproduttivo con il bonus della sacca delle uova. Che capisco che magari ce l'hanno pure lasciata per farci un favore e per darci modo di poterla spacciare come bottarga tarocca, ma è stato più forte di me. Io tutte quei futuri pescetti lì, a pallini, e non nel senso dei pois, compressi insieme, avevo ribrezzo e dispiacere anche solo a toccarli. 
E so che suonerà strano sentirmelo dire dopo tutti i racconti splatter (Puppacena docet) sulla pulizia del pesce che vi ho fatto, ma anche a me ci sono cose alimentari che mi fanno elementarmente senso e che mi dispiace fare.
Io alla fine, ma anche all'inizio, sono una di quelle che se non ci fossero macellai e pescatori smetterebbe di mangiare carne e pesce. Io sono una di quelle che taglia la testa al coniglio morto raramente, nel senso che lo compro raramente intero, non nel senso che raramente la tolgo, e nemmeno nel senso che di solito è vivo, e ad occhi quasi chiusi. In pratica preferisco affettarmi un dito piuttosto che guardare coscientemente.
Io sono anche la stessa che la volta in cui il pesce da compagnia finì nel lavandino pieno di acqua insaponata per i piatti, pianse per giorni e giorni. E sono anche quella che rimase traumatizzata a vita dopo quella volta in cui da piccina raccolsi in giardino un merlo appena nato caduto dal nido e per tenerlo al caldo gli preparai ingenuamente un ricovero d'emergenza nella yogurtiera di mia mamma. Che poi scoprii, troppo tardi, che scaldava fino ai 50°.
Ma se nel caso del pesce rosso ammetto di essere stata piccola e stupida, per il merlo io sono certa la colpa sia stata del Piero. Oppure delle giovani marmotte. Perchè io sono sicura che se andassi a riguardarmi tutte le puntate di SuperQuark e a spulciarmi tutti i manuali, da qualche parte sicuramente troverei lo stronzo che consigliò, come primo soccorso, di mettere i cuccioli trovatelli in un posto caldo.

Tornando ai nostri filetti di aringa, dopo averli assaggiati ho pensato che il loro sapore sapido e affumicato ben si sarebbe sposato con quello dolciastro della farina di castagne. Così ho sperimentato questi gnocchetti, che poi sono quelli nella foto, anche se sembrano una salsiccia. 
Per chi non conoscesse questa farina, informo che è parecchio dolce e dopo un po' pure stucchevole. Indi per cui ottima per le diete, perchè dopo un po' non ce la si fa a finire il piatto. 
Personalmente ho comunque preferito non mischiarla ad altro per sentire bene il sapore ma volendo potete fare metà e metà con della farina di frumento o con delle patate schiacciate, al posto che metterle sottoforma di crema.
Per fare i gnocchi vi basterà mischiare la farina con circa la metà del peso in acqua, fino ad ottenere un composto lavorabile, stenderli a salamino, tagliarli a tocchetti e cuocerli in acqua bollente leggermente salata per circa 5 minuti da quando salgono a galla.
Per la crema di patate invece tagliate le carote a tocchetti. Muahahah ci siete cascati? E mettetele in un pentolino coperte a filo con l'acqua (io ho lasciato anche la buccia perchè avevo ancora le novelle che ce l'hanno sottilissima) e cuocetele per circa un quarto d'ora fin quando saranno morbide. Poi frullatele con il minipimer e regolate di sale e un filo d'olio.
Assemblate poi il piatto condendo gli gnocchi con l'aringa tagliata a tocchetti e qualche anello di scalogno crudo. 
Cercate di programmare questo piatto per un giorno in cui non avete appuntamenti, perchè sia le aringhe che la cipolla cruda a volte si ripresentano e rimangono insieme a voi per un po'. Ma solo a volte. Forse.

Anche con questa ricetta salata partecipo al contest di Barbara Get an AID in the KITCHEN, second edition

giovedì 12 luglio 2012

Gnocchetti di melanzane e farina di ceci



Ingredienti per 4 persone:
due melanzane medie o tre piccole
300 gr circa di farina di ceci
mezzo spicchio d'aglio
la buccia grattugiata di un limone
una punta di curcuma
una presa di sale
Per la salsa di pomodoro crudo:
due pomodori maturi e sodi
un cucchiaino di capperi
qualche oliva nera
qualche foglia di basilico
una manciata di mandorle tostate
olio extravergine di oliva

E' nato prima il post o la ricetta? 
Questo per me è uno di quei misteri che rimarranno per sempre irrisolti come quello dell'uovo e la gallina, dell'origine dell'universo o del perchè mai abbiano prodotto trasmissioni come Mammoni e Tamarreide. 
Programmi che, ci tengo a sottolineare con l'evidenziatore, ho seguito solo sporadicamente e anche un po' spasmodicamente per una questione prettamente antropologica. Cosa che comunque ancor mi pento di aver fatto e motivo per il quale tutt'ora giro col cilicio e mi flagello anche un po' ogni sera prima di andare a letto. 
Vi dico subito che non mi addentrerò nel suddetto argomento per evitare di diventare scurrile come uno scaricatore di porto al quale hanno appena fregato il portafogli e pestato un piede, con tutto il rispetto per gli scaricatori di porto e per i piedi, ma passerò subito al perchè di questa domanda esistenziale. 
Il fatto è che io finora ho sempre fatto ricette e scritto il post di conseguenza, ma avendo ormai esaurito l'archivio di quelle pronte e non cucinando quasi più sempre per il caldo di cui non vi voglio parlare, mi capita ormai di scrivere prima il post e successivamente farci una ricetta sopra, giusto per rendere le cose semplici. E non che questo sia un problema, è solo che di fatto continuando così, l'equilibrio tra numero di ricette e quantità di cazzate si sposterà pericolosamente dalla parte delle seconde, segnando forse un naturale cambiamento di questo blog. 
Un po' come chi partorisce evolve in un mommyblog, io regredirò ad un stupidblog, che peraltro non è nemmeno catalogato.
In aggiunta a ciò, come se già questo non bastasse a destabilizzarmi, mi sto rendendo conto che blogspot mi ha preso in antipatia e sta considerando come spam la maggior parte dei commenti che io lascio sugli altri blog.
E a tal proposito lancio un appello: A.A.A. e anche Amici bloggergoogleisti araharharharha, siete gentilmente invitati a controllare periodicamente la cartellina "commenti" e "spam" nel menù del vostro blog, perchè LI' mi troverete. 
E mica fra le parole semplici ed il sapore di un mattino di primavera con gli occhi dell'amore, sia chiaro.
E tu, caro Signor Blogger di sta cippa, mi spieghi cos'è che hai contro di me? Cos'è che ti infastidisce esattamente nella parola SaleQuBi?? Si può sapere una volta per tutte??
Va che se continui così ti boicotto e passo a Wordpress. Ti avviso.

Passando invece alla ricetta, di questo piatto mi piacciono principalmente tre cose, ovvero:
è un secondo travestito da primo. Infatti si tratta solo di verdura e proteine vegetali e quindi va bene per tutti, belli e brutti. Va bene per chi è a dieta, per grandi e piccini, per chi è vegetariano, vegano, per chi è intollerante al glutine, al lattosio e così via. 
E' veloce. In mezz'ora è in tavola. Volendo si può anche preparare l'impasto il giorno prima e tenerlo in frigo pronto da cuocere.
Ultimo, ma non meno importante, non ha proteine miste. E questa è una cosa a cui tengo particolarmente.
Credo che, aldilà della scelta delle materie prime, alcuni accorgimenti siano da tenere in considerazione anche negli abbinamenti delle stesse.
Anche se a volte sembra più difficile, non è consigliabile mischiare proteine di diverso tipo perchè il nostro stomaco e intestino fanno molta più fatica a digerirle, dato che richiedono enzimi differenti.  
La scelta poi di non utilizzare farina di frumento ma farina di ceci, oltre ad un fatto di gusto, l'ho fatta perchè credo che variare il più possibile l'alimentazione sia la cosa migliore da fare per non affaticare l'organismo. A pensarci bene di frumento e di conseguenza di glutine, in commercio ce n'è tantissimo, raffinato, e tutto dello stesso tipo, dato che praticamente la maggior parte degli alimenti industriali sono a base di quello. Pensateci un momento: biscotti, fette biscottate, merendine, brioche, pane, pasta, pizza, dolci, basi pronte. Sono tutti a base di grano tenero o di grano duro. Una volta ce n'erano diverse varietà, i cosidetti grani antichi, come per esempio il kamut, il farro, il senatore cappelli. Tutte qualità che, essendo di minore resa e più difficili da coltivare, in nome del solito Dio denaro sono state soppiantate da un unica varietà, che l'industria ci propina continuamente. E poi ci si stupisce di quante persone intolleranti ci siano. Ci credo, provate a mangiare per anni e anni solo pomodori e vediamo se prima o poi il vostro corpo non si ribella.
Ecco, ora mi posso togliere gli occhiali, scendere dalla cattedra, sciogliere lo chignon e spiegarvi finalmente come fare questi cavolo di gnocchi. Che vi ho pure detto che son veloci ma ci sto mettendo anni ad arrivarci.

Lavate e tagliate a metà le melanzane. Mettele in forno a 220° per circa 20 minuti. Dovranno ammorbidirsi ma non c'è bisogno cuociano totalmente, tanto poi le andremo a ribollire sotto forma di gnocchi.
Tagliatele poi a pezzetti e mettetele in una ciotola con l'aglio, una presa di sale e una di curcuma (dall'alto potere antiossidante e antitumorale) e la buccia di limone grattugiata ed iniziate a frullare col minipimer. Non levate la buccia dalle melanzane che tutte le vitamine sono propri lì e tanto una volta frullata non si sentirà più, promesso. Se avete tempo potete ripassare le melanzane in padella per asciugare l'acqua in eccesso, così vi servirà meno farina per l'impasto. Altrimenti aggiungete subito la farina necessaria ad ottenere un composto molliccio, che si possa modellare con due cucchiaini e sbattere nell'acqua bollente. Cuocete per due/tre minuti da quando i gnocchi salgono a galla e scolateli con una schiumarola.
Per la salsa di pomodoro cruda mettete tutti gli ingredienti in un mixer e frullate. Velocissima.

Con questa ricetta salata partecipo a Get an Aid in the Kitchen di Cucina di Barbara 






Con questa ricetta partecipo all'ultimo (sigh) contest di Ambra del Gattoghiotto "Piccola bottega di campagna" in collaborazione con Malvarosa Edizioni.


mercoledì 4 luglio 2012

Fregula con le arselle



Ingredienti per quattro persone:
1 kg di vongole (arselle in sardo)
350 gr di fregula
1 bicchiere di polpa di pomodoro
mezzo bicchiere di vino bianco
1 spicchio d'aglio
un mazzetto di prezzemolo
olio extravergine d'oliva


La fregula è quella cosa sarda che assomiglia ad un cous cous gigante ma non è cous cous e si risotta come un risotto ma non è un risotto.
E non è manco la fregola che c'è qui a Milano, come mi dice mio papà quando mi vede impaziente: "uè ti, che te gha, la fregola?!" O forse era romagnolo e me lo diceva mia mamma in un altro modo?
Non lo so, perchè alla fine io di romagnolo mi ricordo solo "asluseala", che mi fa sempre tanto ridere. Ma che con la fregola c'entra poco, a meno che non stia piovvigginando mentre la cucinate, certo.
In ogni caso so per certo che la fregula è una pasta sarda che per tradizione si fa con le arselle, che altro non sono che le vongole. Capitto mi hai?!
Sulla pulizia dei molluschi mi ero ampiamente dilungata qui, per cui non mi curerò di loro ma guarderò e passerò.
Il punto fondamentale di questa ricetta è prendere delle vongole fresche. 
E non trapassate come quelle che han venduto a me, che erano chiuse come un naso col raffreddore in gennaio. Ho pure aspettato un po' pregando resuscitassero, ma dopo il terzo giorno in cui non era ancora successo niente le ho rispedite al mittente cercando di farmele sostituire. 
Per preparare questo gustosissimo piatto fate aprire le vongole a fuoco alto in una pentola chiusa con il vino bianco. Cioè, le vongole col vino bianco, non la pentola chiusa col vino. Filtrate l'acqua che avranno rilasciato, sciacquate le vongole sotto l'acqua corrente senza prendere la scossa, sgusciatene una parte e tenete tutto da parte.
In una padella versate un filo d'olio e piazzateci l'aglio schiacciato. Fate andare a fuoco basso per qualche minuto poi aggiungeteci la polpa di pomodoro e la fregula. Mescolate per un paio di minuti poi aggiungete l'acqua delle vongole. Fate cuocere per circa 20 minuti (ma controllate i tempi di cottura della pasta sulla confezione) aggiungendo pian piano un goccio d'acqua bollente alla volta quel tanto che basta a coprire a filo la fregula. Un po' come si fa col risotto.
Quando la pasta è cotta aggiungete le vongole (non prima, per non farle diventare ciccose), il prezzemolo tritato e un generoso giro d'olio.

Con questa ricetta partecipo al contest Geografia in tavola di Danita 



Ne approfitto inoltre per invitarvi a sfogliare il carinissimo OpenKitchenMagazine di Giugno dove, oltre ad una simpatica intervista a Montersino e a diverse idee interessanti, troverete anche un paio di mie ricette.


lunedì 4 giugno 2012

Linguine vongole, carciofi e colatura di alici



Ingredienti per quattro persone:
350 gr di linguine
1 kg di vongole
4 carciofi
4 cucchiai di colatura di alici di Cetara
uno spicchio d'aglio
olio e sale 
mezzo limone
due cucchiai di farina


Questa volta siete fortunati: la pulitura delle vongole non fa senso nè a raccontarla nè a farla.
Certo, potrei comunque parlarvi di quando questi piccoli molluschi messi a mollo nell'acqua salata, lasciati in pace, con voi immobili come una statua mentre fischiettando li guardate di sottecchi facendo finta di niente, tirino fuori i tentacolini e si muovano con circospezione, ma non lo farò.
Vi racconterò invece di come sia meglio non fare quest'operazione (l'ammollo), dato che gli fa perdere i succhi più saporiti e di come sia meglio invece farle aprire direttamente in padella e sciacquarle velocemente dopo, ma calma che ci arriviamo.
Partiamo con la pulizia dei carciofi. Se avete le mammole buon per voi, io purtroppo avevo solo il classico spinoso che è simpatico da pulire quanto  l'abbraccio affettuoso di un riccio.
Iniziate tagliando il gambo, quindi staccate tutte le foglie esterne una per una fino ad arrivare al cuore.
Spelate i gambi infilando il coltello per i primi millimetri e tirando fino a togliere la parte filamentosa senza far scorrere la lama fino in fondo altrimenti spalmerete l'amaro. Tagliate i cuori in 4 e togliete la barbetta interna, tagliate i gambi a rondelle e buttate subito tutto in una ciotola con acqua acidulata con succo di limone per non farli ossidare.
Prendete una pentola alta nella quale andrete a cuocere le pasta, metteteci le foglie di scarto del carciofo, riempite con acqua e un pizzico di sale, portate a bollore e fate cuocere fintanto che preparate il resto. In questo modo prepareremo una sorta di brodo in cui cuoceremo le linguine per accentuarne il sapore perchè non so a voi, ma a me piange il cuore buttar via tutti quegli scarti. Con quello che costano i carciofi poi.
Passiamo alle vongole. Sciacquatele velocemente sotto l'acqua corrente per togliere la sabbia esterna quindi mettetele in una pentola alta e capiente (inspiegabilmente ad un certo punto si forma una schiuma abnorme che immancabilmente mi finisce sui fornelli). Chiudete con il coperchio, alzate il fuoco al massimo e lasciatele cuocere fino ad apertura completa dei gusci (circa 5 minuti). Prendete ora un colapasta ed appoggiatelo su una ciotola. Versateci dentro le vongole in modo da recuperare il liquido di cottura. Passate il colapasta con i gusci sotto l'acqua corrente in modo da togliere eventuali residui di sabbia. 
Mettete a bollire un pentolino con acqua e due cucchiai di farina e fateci cuocere i carciofi per qualche minuto (sbianchitura). Come potete vedere dalla foto io per motivi di alzheimer galoppante ho saltato questo passaggio (o quello del limone??!) e mi sono ritrovata con dei carciofi color verde militare in tuta mimetica.
Prendete ora una padella larga, versateci un filo d'olio, metteteci lo spicchio d'aglio schiacciato e fate andare qualche minuto a fuoco basso. Alzate la fiamma, scolate i carciofi e buttateceli dentro. Fate saltate leggermente poi abbassate di nuovo il fuoco ed aggiungeteci l'acqua delle vongole avendo cura di rifiltrarla con un colino a maglia fine. 
Togliete con una schiumarola le foglie dalla pentola della pasta e buttateci le linguine. Fate cuocere fino a 3/4 del tempo di cottura, tiratele su con una pinza e mettetele nella padella. Mescolate e risottate la pasta portandola a cottura aggiungendo, se necessario, un mestolo di acqua di bollitura. 
Togliete dal fuoco. Aggiungete le vongole (non prima che sennò diventano chewing gum), abbondante olio extravergine, la colatura di alici e mantecate per bene.

Con questa ricetta partecipo al contest Carciofando di Cupcakesdelirio!



venerdì 27 aprile 2012

Trittico all'aglio orsino


Ingredienti per due porzioni di ravioli integrali con ricotta e aglio orsino:
1 uovo
100 gr di farina integrale
100 gr di ricotta
30 gr di parmigiano
20 foglie di aglio orsino
una noce di burro
sale qubi

Ingredienti per due porzioni di gnocchi integrali all'aglio orsino e pomodoro:
300 gr di patate
100 gr di farina integrale
1 uovo
20 foglie di aglio orsino
una tazza di salsa di pomodoro
qualche foglia di basilico
olio extravergine
sale qubi

Ingredienti per due porzioni di testaroli integrali al pesto di aglio orsino:
250 gr di farina integrale
250 gr di acqua
un cucchiaino di sale
20 foglie di aglio orsino
25 gr di mandorle tostate
50 gr di parmigiano
70 gr olio extravergine

L'aglio orsino, altrimenti detto Allium Little Bear, è una pianta della famiglia del Rendiamum L'Alitum Puzzolentum Ma Siamum Tantum Buonum che cresce spontanea nei boschi e fiorisce in primavera. E dato che questo è il periodo giusto per la raccolta, nei giorni scorsi ho preso la bici e il cestino delle focaccine, ho messo il mio cappuccetto rosso e ho fatto un giro al parco per farne incetta. Tornata poi a casa con il mio bel quintalozzo di aglio orsino e lasciando una scia odorosa buona quanto l'Eau de scamorz, dovevo ovviamente trovare il modo di usarlo.
Una parte è finita in un vaso tritata insieme a del sale fine per un condimento aromatico, una parte è finita tritata a del pangrattato per delle impanature profumate, mentre tutto il resto è finito in degli esperimenti alla stregua del piccolo chimico. Ben riusciti, ammetto.
Ecco, se già siete spaventati dalla lunghezza di questo post e non avete quelle quattro o cinque ore necessarie per leggerlo tutto e volete desistere, fate pure, non mi offendo.
Per i coraggiosi o nullafacenti che invece intendono proseguire, iniziamo con la prima ricetta...
Per circa 15 ravioloni impastate un uovo intero con circa 100 gr di farina integrale, formate una palla liscia e fatela riposare coperta per mezz'ora.
Preparate intanto il ripieno frullando una manciata di foglie di aglio orsino con la ricotta e il parmigiano.
Stendete la pasta sottilmente, adagiateci dei mucchietti di ripieno, chiudete e sigillate bene i bordi, cuocete in acqua bollente salata per 2/3 minuti e condite con una noce di burro e un filo d'olio.
Per i gnocchi al pomodoro invece lessate le patate con la buccia per circa 30 minuti, una volta cotte spelatele e frullatele con l'uovo e con la solita manciata di foglie di aglio orsino e un pizzico di sale. Aggiungete tanta farina necessaria ad ottenere un impasto lavorabile che non si appiccichi troppo alle mani, formate dei salsicciotti, tagliateli a pezzettini e cuoceteli in acqua bollente salata fino a quando vengono a galla.
Preparate un sugo leggero e veloce mettendo in un pentolino della polpa di pomodoro, qualche foglia di basilico, un pizzico di sale, un pizzico di zucchero e qualche cucchiaio d'olio. Riscaldate per qualche minuto sul fuoco e conditeci gli gnocchi.
Infine per i testaroli impastate farina e un pizzico di sale con tanta acqua tiepida necessaria ad ottenere una pastella morbida (con la consistenza tipo quella delle crepes), fatela riposare coperta per un'ora, scaldate una padella antiaderente, versateci la pastella fino a circa 4/5 mm di spessore e cuocete da ambo i lati fino a doratura. Spostate il disco ottenuto su di un tagliere e tagliatelo a rombi.
Preparate poi il pesto frullando insieme le foglie di aglio spezzettate, le mandorle tostate, il parmigiano e l'olio extravergine e conditeci i testaroli.
Ed ecco pronto il trittico di primi.

lunedì 26 marzo 2012

Il destino dei soba


Ingredienti per 4 persone:
una grossa patata
200 gr di formaggio casera
360 gr di soba
una manciata di erbette o spinaci
uno spicchio d'aglio
una noce di burro
un po' d'olio
un po' di parmigiano
qualche foglia di salvia
sale e pepe qubi

..è quello di essere trattati da pizzoccheri. Non è colpa loro poverini, è solo che l'abbinamento granosaraceno-formaggio è inevitabile e per me è proprio qualcosa di innato.
E c'è da dire poi che mettendo "soba" in google immagini per avere qualche spunto per una ricetta diversa non è che si trovino proprio delle cose invitanti...più che brodo e verdure non salta fuori.
E quindi niente, alla fine ho preso e cucinato alla pseudo-valtellinese i miei bei Organic Soba autentici giapponesi. Trovati in un negozio cinese. A Milano. E prodotti in Australia.
Alla faccia del km 0. E poi che non si dica io non faccia girare l'economia. O è l'economia che gira con me? Va beh diciamo che facciamo un girotondo.
Per la salsa di patate e formaggio prendete una grossa patata o due medie o tre piccole, tagliatela a cubettini e mettetela in un pentolino, coprite d'acqua a filo, aggiungete un pizzico di sale e fate bollire per circa 15 min fino a quando si spappolerà tutto.
Togliete dal fuoco, aggiungete il casera tagliato a cubetti, regolate di sale e pepe e frullate fino ad ottenere una salsa densa. In una pentola alta di acqua salata che bolle o di acqua bollente salata buttate le erbette e i soba e cuocete al dente. Fate soffriggere in una padella con burro e olio lo spicchio d'aglio schiacciato e saltateci i soba+erbette per un paio di minuti.
Impiattate mettendo qualche cucchiaio di salsa di patate a specchio, poi i soba e poi una bella spolverata di parmigiano e pepe nero. Finite rapidamente a grosse cucchiaiate la salsa avanzata di patateeformaggio mentre nessuno vi vede e servite.

mercoledì 7 marzo 2012

Ossobuco con risotto




Ingredienti per 4 persone:
4 ossibuchi di vitellone
2 cucchiai di farina
mezza cipolla
mezza carota
burro e olio
un po' di brodo
buccia di limone
prezzemolo
1 acciuga
350 gr di riso
brodo
50 gr di parmigiano
1 bustina di zafferano
mezza cipolla
1 bicchiere di vino bianco
burro

Da come si evince dal titolo oggi vi presento una ricetta notoriamente "Over Po".
Non l'ho chiamata col suo nome originale perchè poi i puristi avrebbero avuto sicuramente da ridire su qualcosa: e l'oss bus ha poco bus, e el risutin l'è trop giall, e el piato l'è trop bianc, ecc.ecc.
Per cui ecco a voi la rivisitazione monzese/sudemilianoromagnola dell'osso buco alla Milanese. Ovvero: la mia.
Questa volta ho provato la cottura di due giorni, non di fila, ma nel senso che ho iniziato la sera prima, ho spento e lasciato riposare e ho continuato il giorno dopo. E finalmente.....rullo di tamburi! Ho ottenuto degli ossibuchi tenerissimi (molto più delle altre volte). L'idea l'ho fregate alla massaie della zona (che alla fine sono sempre più avanti di noi).
Prendete gli ossibuchi, infarinateli leggermente e fateli rosolare a fuoco alto in una padella con olio e burro.
Aggiungete il trito di cipolla e carota, fate stufare e rosolare leggermente, sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete un mestolo di brodo, coprite la padella ed abbassate il fuoco al minimo. Fate cuocere cosi per circa un'ora e mezza controllando ogni tanto che la carne non stia diventando un tutt'uno con la padella (nel caso aggiungete poca acqua o brodo). Volendo gli ossibuchi potreeeebbero essere già pronti, ma noi non ci accontentiamo. Per cui spegnete tutto e andate a dormirci su (non letteralmente).
L'indomani riaccendete la fiamma al minimo per altre due orette, preparate la gremolada tritando la buccia di mezzo limone, qualche filo di prezzemolo e un acciuga, spargetela sopra la carne e servite. Ditemi ora se non ne è valsa la pena.
Per il risotto invece prendete un tegame e fateci stufare mezza cipolla tagliata piccolina in una noce di burro. Aggiungete il riso e fatelo tostare per qualche minuto, sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete brodo fino a coprire a filo, date una mescolata e fate assorbire il liquido a fuoco basso. Aggiugete ora lo zafferano e ancora un po' di brodo poco alla volta fino a portare a cottura il risotto (circa 15/20 minuti).
Spegnete e mantecate con generoso burro e parmigiano senza fare le braccine.


mercoledì 15 febbraio 2012

Gnocchi di ricotta ripieni


Ingredienti per due persone
250 gr di ricotta
150 gr di farina
2 cucchiai d'olio
sale qb
1 mozzarella
pesto

Immaginate un piatto di gnocchi, invitanti, succulenti, fumanti, profumanti (?!).
Immaginate di assaggiarne uno e di sentire il ripieno che esplode e si scioglie in bocca...la mozzarella che fila e vi avvolge con il suo gusto...Ecco. Se cercate questo cambiate ricetta.
NON fidatevi delle pubblicità e delle foto taroccate (e manco di Giovanni Rana che vi suona alla porta): un nanocubetto di mozzarella all'interno di un gnocco cotto per meno di 5 minuti NON può filare. A meno che voi non facciate dei gnocchi della dimensione di una gelato fritto. Che ci sta eh? Mica no. Ma questo non è il nostro caso. Non stavolta almeno.
Da questa ricetta aspettatevi dei gnocchi buoni, morbidi, meritevoli, veloci, semplici, ma non di più.
Per me ormai è tardi, ma per voi che li dovete ancora fare, potete pensare di sostituire la mozzarella con qualcosa di più filamentoso e saporito, tipo chessò della provola, del bitto, del taleggio.
Ora prendete la ricotta, spiacciacatela in una ciotola, uniteci la farina, l'olio, il sale e impastate.
Coprite l'impasto e fatelo riposare per una mezz'ora (è necessario, si attiverà il glutine e raggiungerà una consistenza anomala e fantastica, senza appicciare!!! Giuro).
Poi riprendetelo, staccate dei pezzettini, inglobateci un cubetto di mozzarella e cuocete in acqua bollente finchè non vengono a galla (se volete sapere il perchè i gnocchi vengono a galla cercatelo su yahoo answer (l'evoluzione multimediale del "Cioè"), ci sarà di sicuro, insieme alla risposta su "è vero che se mi lavo con la coca-cola dopo un rapporto non rimango incinta?" Che è no, mi spiace deludervi, ve lo dico già).
E conditeli come vi pare. Io ho usato del pesto, comprato (ho provato a prendere la piantina di basilico per farlo...ma è passata a miglior vita ancora prima che facessi in tempo a staccargli le foglie (ovvero si sarà suicidata avendo fiutato la tortura. Oddio, ora me la immagino che si stringe le radici per non far entrare l'acqua urlando "nnoooo ti preeeegoooo non farmi del maleeeeee")).
Ah mi sono anche accorta di usare un po' troppe parentesi. Praticamente non faccio delle frasi, ma delle funzioni (quelle di scuola: aprilatondachiudilatondaaprilaquadrachiudilagraffaaprilatondachiudilaquadra. Ok penso abbiate capito).